Il personale cyber in Triveneto
Commento ai dati presentati da WeHunt al Cyber Security Talent Talk
Ciao, sono Ale.
Di recente ho partecipato come speaker al Cyber Security Talent Talk, dove sono stati presentati i dati di un interessante studio compiuto da WeHunt sui professionisti cyber del Triveneto.
Lo studio ha mappato 78 professionisti su circa 500 contattati nel Triveneto, analizzando ruoli, competenze, gap critici e posizionamento retributivo.
I numeri confermano un problema globale: la carenza di professionisti cyber non è un’emergenza temporanea. È la condizione normale.
Un problema globale, non locale
🌍 La dimensione del gap
4,8 milioni di professionisti cyber mancano a livello globale 300.000 in Europa 50.000–100.000 in Italia
Questi non sono numeri astratti. Sono posti vacanti che non verranno riempiti.
Ogni azienda che cerca un Security Analyst, un Cloud Security Specialist, un CISO compete per una risorsa scarsa.
Nel Triveneto, questo si traduce in un gap di competenze critico che lascia le aziende esposte.
Dove mancano davvero le competenze
🔍 Gap di competenze critici
Cloud Security: Solo 1–2 professionisti su 78 citano esperienza su AWS, Azure o cloud security
OT/SCADA Security: Quasi assente in una regione manifatturiera dove la security degli impianti industriali è critica
Digital Forensics: Solo un Incident Response Consultant mappato — gap del 25% a livello globale
DevSecOps: Competenze scarse su application security
In una regione come il Triveneto, ricca di manifattura e impianti produttivi, la mancanza di specialisti OT/SCADA è un rischio concreto.
Il cloud security è praticamente inesistente, nonostante le migrazioni cloud siano in corso in tutte le aziende medio-grandi.
La digital forensics è un deserto: quando hai un incidente grave, non hai professionisti che sanno gestirlo.
Questi gap non sono casuali. Sono la conseguenza diretta della carenza globale.
Le competenze specialistiche sono rare ovunque, ma nel Triveneto lo sono ancora di più.
L’outsourcing diventa necessità
Con 4,8 milioni di professionisti cyber mancanti a livello globale, è meglio essere consapevoli che non potrai inserire in organico tutte le competenze di cui hai bisogno.
L’outsourcing non è più solo una scelta strategica. È una necessità operativa.
Non puoi avere un Digital Forensics Specialist a tempo pieno quando ce n’è solo uno mappato nell’intera regione.
Non puoi costruire un team cloud security interno quando le competenze sono così scarse.
Non puoi presidiare la security OT/SCADA con personale che non ha questa specializzazione.
Secondo noi però la gestione del rischio cyber non può essere semplicemente delegata. Il modello che funziona è ibrido:
Competenze strategiche interne: leadership, governance, relazione con il business, risk management.
Competenze specialistiche esterne: cloud security, OT security, incident response, forensics, generica conoscenza tecnica delle soluzioni.
Questo non è un compromesso. È la strategia sostenibile in un mercato dove la domanda supera l’offerta di un ordine di grandezza e dove minacce e tecnologie si inseguono in una crescita senza freni.
Il secondo problema: parlare al business
Anche quando trovi le competenze tecniche, c’è un altro gap critico.
💼 Soft Skills emergenti**”Saper tradurre esigenze tecniche al CDA”** e “parlare la lingua di chi investe” sono competenze sempre più richieste dai professionisti cyber.Almeno 5 professionisti mappati hanno citato esplicitamente il bisogno di migliorare comunicazione, management e strategia.
La cybersecurity sta diventando una funzione strategica. Il CISO deve saper parlare al CFO, al CEO, al CDA.
Deve tradurre “dobbiamo investire in hardening perché abbiamo ancora regole any-any sui firewall” in “dobbiamo mitigare un reale rischio di interruzione operativa con impatto di X milioni sul fatturato”.
Se il tuo team cyber non sa parlare il linguaggio del business, le tue richieste di budget avranno vita difficile. E la tua security rimarrà sempre sottofinanziata.
Le aziende dovrebbero investire in formazione su comunicazione, leadership e risk management. Non solo certificazioni tecniche.
I numeri della distribuzione e il paradosso dei senior
Per completezza, ecco come si distribuiscono i professionisti mappati:
📊 Seniority e Ruoli:
45% Senior (oltre 10 anni) | 35% Middle (4–9 anni) | 12% Junior (meno di 3 anni) 20% Manager Operativi | 19% Specialisti Tecnici | 14% Leadership | 13% Consulenti
Retribuzioni:
RAL media 57.000€ (range 22K€–120K€)
Solo il 12% sono junior, il che potrebbe indicare un problema di ricambio generazionale.
Invece questo squilibrio si spiega perché la cybersecurity è un settore di recente espansione dove molti senior (80%) non provengono da studi specifici ma sono figure cresciute “sul campo” o promosse da altri reparti IT.
Oggi, al contrario, i profili junior hanno una preparazione formale più specifica ma mancano di esperienza. Le aziende finali cercano profili già pronti, più rari e costosi, perché non hanno spazio e modo di far crescere gli altri. I System Integrator specializzati svolgono un ruolo strategico anche perché sono l’ambiente ideale dove i profili più giovani possono fare esperienza e trasformare solide preparazioni teoriche in esperienza e competenze necessarie al mercato.
Come adattarsi a questo contesto “new normal”
1. Accetta che il modello “tutto interno” non funziona
Con 50–100K professionisti mancanti solo in Italia, stai competendo per una risorsa scarsa. Non hai le caratteristiche e le risorse per far crescere i profili junior più promettenti. Il modello ibrido interno/esterno non è un ripiego: è strategia.
2. Prioritizza le soft skills
La capacità di tradurre rischio cyber in impatto business vale quanto, se non di più, delle competenze tecniche. Investi nella formazione manageriale del tuo team IT.
3. Costruisci partnership prima dell’emergenza
Non cercare fornitori di incident response o cloud security quando sei sotto pressione. Costruisci relazioni solide quando hai tempo di valutare competenze reali. La carenza di professionisti cyber è globale, strutturale e non migliorerà.
→ 4,8 milioni di posizioni vacanti nel mondo non si colmano con qualche corso di formazione.
Nel Triveneto questo si traduce in gap critici su cloud security, OT/SCADA, forensics. Competenze che non puoi trovare localmente e che devi necessariamente esternalizzare.
Chi continua a cercare l’autosufficienza completa rimarrà bloccato.
Chi accetta il modello ibrido e investe anche sulle soft skills per tradurre la cyber in linguaggio business avrà un vantaggio competitivo.
Ale
P.S. Ringrazio Francesca Tonini e WeHunt, innanzitutto per avermi invitato a condividere le mie opinioni durante il loro evento, e poi per aver condiviso i dati su cui ho basato questa newsletter.
Alcune cose che, se ti va, possiamo fare insieme:
Condividiamo — se hai un progetto che vuoi condividere con me o cerchi confronto su un argomento specifico.
Restiamo in contatto — ogni settimana condivido sul mio profilo LinkedIn insight legati alla tecnologia e soprattutto al suo impatto sul business.

